Il Mostacciolo

Il MOSTACCIOLO (Mustacciuoloè un dolce con origini antichissime. Il suo nome deriva dal latino “mustaceus/mustaceum” e si riferisce al “mustum”, ossia al “mosto”, che è il succo non fermentato, o in fermentazione, di un frutto. Il termine “mosto” è molto usato per indicare il succo ricavato dall’uva; infatti, la forma neutra latina (di mosto/mustum), è “mustus” e significa, per l’appunto, “nuovo”, “fresco”.

 

Questo dolce, è descritto da Catone nel “De Agri Coltura” (160 a.C.): “intridi un moggio di farina con il mosto, aggiungici anice, cumino, due libbre di grasso, una libbra di cacio e della corteccia di alloro, quando avrai impastato e dato la giusta forma, cuoci sopra foglie di lauro”, ma anche citato da Giovenale (55 d.C.–135/140 d.C.), Cicerone (106 a.C.-43 a.C.), Filippo Buonarroti (1761 – 1837), Alessandro Manzoni (1785-1873) …

Il MOSTACCIOLO è il dolce di augurio per una nuova vita e di commiato per quella vecchia; infatti, nell’antichità si preparava per festeggiare gli sposi che si accingevano ad allontanarsi dalle rispettive famiglie e iniziare una vita nuova. Oggi, si prepara per congedare l’anno vecchio e festeggiare l’Anno Nuovo (più che il Natale) e, in alcune regioni, per offrirlo come augurio ai convitati che partono.

Il MOSTACCIOLO, è un biscotto a forma di rombo ed ha il colore di un manto di monaco. In Italia, si prepara nelle diverse regioni con ricette diverse (secondo le proprie tradizioni e i prodotti del territorio). Vincenzo Corrado, il cuoco napoletano autore anche de “Il cuoco galante” (1773), indica tre diverse preparazioni.

L’antica ricetta originaria però è a base di farina impastata con mosto d’uva cotto su foglie di lauro con un’abbondante aggiunta di cannella. (Centro Studi S&T)

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